Fin dai
tempi più antichi,
creando
un dio con fattezze bestiali,
si è peccato
di zoomorfismo,
umanizzando
un cucciolo
si è ecceduto
in antropomorfismo.
Considerati
tali elementi,
se una
celebrità in carne e ossa,
colta da
una qualche forma di divismo,
è assurta
a idolo grazie alla finzione,
ci dobbiamo
quindi convincere
che sia classificabile
come transitiva, questa relazione?
Che siano
a due o quattro zampe, con o senza ali,
è invece
sincera la pet therapy somministrata dai
nostri amici animali,
eppure l’uomo
si arroga quotidianamente il diritto di usare come cavie molti di loro,
giustificando
in nome della scienza un problema etico che richiederebbe un concistoro.
La
cagnolina Laika, oltre il danno,
si guadagnò
la beffa della fama attribuitale col nome errato,
volando
controvoglia verso morte certa sulla capsula Sputnik 2,
mentre Belka
e Strelka riuscirono a completare il viaggio orbitale ambedue,
da altre
bestioline accompagnate,
per poi
finire anni dopo in un museo imbalsamate.
Se si
conferiscono svariati sentimenti per sopperire alla mancanza della parola,
una sola
voce onomatopeica infantile è sufficiente, qualora si necessiti di un
suggerimento,
per
identificare l’avanguardia di un movimento:
è infatti
un vocabolo scelto a caso, all’origine del nonsense
del dadaismo,
che deve
con probabilità al cavallo a dondolo francese
un nome inclusivo
del DNA elicoidale dell’umorismo.
A questo
punto sarebbe pertinente sottolinearlo,
che se animale viene dal latino animalis,
derivato
da anima, e significa che dà vita, animato,
sia il movimento degli animated cartoons il più legittimato?
In
generale ognuno è libero
di
credere o pensare
quel che
gli pare,
certo che
è sempre meglio non far sapere al contadino
quanto è
buono il formaggio con le pere,
al resto
del mondo
che gli
oggetti che ci circondano,
barricati
nel proprio mutismo,
possano
riscattarsi da soggetti appellandosi
all’animismo.
|