Tutto ciò
che ruota attorno ad Aloe Vera
ha poco a
che fare con la primavera,
ma i
ritratti di famiglia sono importanti,
sia per i
demoni che per i santi.
Occulto e
segretezza sono il dress code
per poter
accedere alla verdeggiante, alternativa Area
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popolata
da un clan che degli eccentrici è il raduno.
Intrighi,
cospirazioni,
in
definitiva teoria del complotto e Illuminati,
i potenti
del pianeta s’inchinano
dinnanzi
alla lobby degli strampalati,
perché,
sebbene anche nel mondo vegetale
oggigiorno
vi sia tanta confusione,
i tempi
sono maturi per una vitaminica rivoluzione.
D’altronde
la stessa maturazione della disubbidienza avviene in sordina,
svelando il
compiuto cambiamento dalla sera alla mattina.
E se
l’ora più buia è quella che precede l’alba
sono
comunque sessanta minuti tensivi
concessi
pure ad Aloe per fissare la morente luna scialba;
sufficiente
a renderla sbiadita, pallida, livida per l’arrivo del nuovo sole,
svilita,
ugualmente, nell’immaginarsi relegata in ordinate aiuole.
Freme per
il ritorno della notte,
in una
struggente attesa detestabile quanto un girasole,
si
sollazza perciò cantando coi sostenitori,
non prima
di aver propinato loro un centrifugato
di
pompelmo, limone, rafano, zenzero e wasabi,
per far
schiarire le gole.
Mistress
confidenzialmente riconosciuta
da una
comunità di assoggettati,
adeguatamente
travestiti,
in
borghese Aloe declina la responsabilità
di ruoli
categorici e definiti,
quindi, in
merito al beverone fluidificante,
non
respinge la velata accusa
di switchare subdolamente
dal
sadismo alla filantropia,
svia
piuttosto il discorso
buttando
tutto in dedizione alla famiglia,
appigliandosi
all’amicizia che non è un’utopia,
giacché
l’unione fa la forza e,
specialmente
in un presente dal futuro poco chiaro,
ciascun
componente di una band è più unico che raro.
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