Fu un
memorabile giovedì grasso,
quello in
cui Narciso decise di fare il grande passo.
Nascondendo
lo sguardo dietro occhiali da sole anche al chiuso,
dei
propri occhi aveva da sempre fatto mistero,
nonostante
fosse un frivolo salottiero.
Dopo aver
creato su Flowerbook l’evento,
affittò
un piccolo teatro dove inscenare lo svelamento.
La
location venne dettagliatamente riadattata per sbalordire
unitamente
al di lui ardire;
l’attesa
dell’esibizione agli amici di tale bellezza,
così a
lungo accuratamente custodita,
era finalmente
finita
e si
sarebbe sparsa la voce oltre il comprensorio,
non
vigendo più alcun segreto istruttorio.
Aloe e
Envy arrivarono in tandem e taggate di tutto punto
al luogo
concordato per la messa in scena del dramma,
seguite
da Radicchio sulla sfavillante spider
regalo di
un’attempata, abbiente fiamma.
Rucoletta
e Valeriana presero invece un pubblico mezzo,
affidandosi
alla dimestichezza di Rodo Dendro
nel non
pagare per il biglietto nessun prezzo.
Lo
spettacolo epocale richiamò l’attenzione
di
curiosi esponenti della precedente generazione,
cosicché
Garofano e Gioconda indossarono i caschi
e
sfrecciarono in sidecar per il corso,
mentre
Passiflora caricò i nonni sul risciò
equipaggiato
di una valigetta di primo soccorso.
Si accodò
addirittura l’entourage degli
ectoplasmi
e Crauto rientrava
in qualche modo anch’esso
nella
categoria fantasmi,
perché avrebbe
mancato all’appello,
seguendo il
webcam live streaming in cuccia,
versando probabilmente
qualche lacrimuccia.
Tutto era
pronto,
il
pubblico si era premunito di bibite e snack
e accomodato
in poltrone di velluto
indossando
speciali occhialini in onore dell’amico occhialuto,
prevedendo
di dover arginare l’ottico stupore
di un
fenomeno in 3D di tale spessore
che forse
avrebbe richiesto, per sicurezza, pure un defibrillatore.
Il performer
occupò la postazione
adeguatamente
illuminata a occhio di bue
accarezzando
la montatura fino a inforcare le stanghette
e si
caricò a molla puntando dritto lo sguardo alle amichette.
Queste
difettavano in concentrazione,
trovando
sciapi i popcorn acquistati in un discount in promozione.
Stavano
quindi spremendosi le doppie punte,
sgocciolando
gel anche su quelli delle vicine congiunte.
Zia
Passiflora ci mise del suo
e coagulò
la gelatina offertale con il rum della fiaschetta
preservata
nella borsetta.
Rappresa come
resina
era più
stuzzicante dei coni e bastoncelli
che
Narciso ospitava nella retina.
Il
momento clou era arrivato,
si era
mosso persino il vicinato.
Tutti si
fermarono per gustare il momento,
il
giovane confidava in un alto gradimento.
L’unica
che rimaneva a testa bassa era la madre,
conoscendo
alla perfezione il deludente finale,
al quale tempo
addietro aveva posto rimedio
ritardando
la presentazione in famiglia del neonato
con una
scusa banale,
quella di
una oculare, rara disfunzione
che
andava salvaguardata con la massima attenzione,
lenti
scure e tanto amore,
compito
spettante ovviamente a un genitore.
Non
potendolo proteggere in eterno,
aveva
accettato la decisione di Narciso,
pronta ad
accoglierlo in un abbraccio materno.
E a
occhiali sollevati
ci fu un
attimo di silenzio
seguito
dalla fragorosa risata degli invitati.
Passiflora
si alzò stizzita lanciando con veemenza le gelatine,
adirata a
causa di quelle impertinenti cretine.
Raggiunse
nell’immediato il figliolo mortificato sul palco
e sollevandogli
il mento lo guardò negli occhi
non
propriamente acuti e penetranti, in altre parole di falco.
Gli
sussurrò che quelli per lei erano fari,
forse un
po’ troppo vicini, perciò facilmente rintracciabili
quando,
sconsolata, doveva correre ai ripari;
piccoli
anche, innegabilmente pupillari,
con il
vantaggio d’immagazzinare maggior luce,
peculiarità
dei visionari.
La zia sapeva
sì gestire le gelatine,
allo
stesso modo masticava menzogne
come
morbide, balsamiche mentine.
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