Se
Passiflora è una passiva aggressiva sottomessa,
la matrigna
buona di Aloe Vera non è affatto repressa.
Sensibile
anima colta dall’alto profilo
è una
leader fin dai tempi dell’asilo.
Affermata
gallerista, che d’arte s’intende, eccome,
di
Gioconda risponde al nome,
e di
Monna Lisa emula l’enigmatico sorriso,
la
versione di sé oltre la facciata scrostabile,
un alter
ego su tela insito nel viso.
Capace di
far quadrare i colori della vita e il bilancio familiare,
è
soggetta alla sindrome di Stendhal, a quanto pare.
L’empatia
è per lei un’installazione
da
esperire attraverso la tridimensionalità di celebri volti,
una
realtà a parte dove le cornici sono trascurabili risvolti.
Nei
selfie indugia l’invecchiamento ritraendosi di tre quarti,
entra ed
esce dai dipinti disinvolta
come
quando intrattiene gli ospiti ai fastosi party.
Ad esempio,
dovendo riunire la famiglia,
dato che è
pronta la cena,
del
Botticelli scomoda la Nascita di Venere
allestendo
una rinascimentale messinscena.
Se con
autorevolezza deve intimare ai figli
di
riordinare le stanze,
di Munch
si avvale per esporre con L’urlo
espressionistiche
lagnanze.
Esaurita
l’arrabbiatura si inorgoglisce della tempra
sotto la
vernice da ragazza tutto pepe,
per
ravvivare il rapporto col marito
indossa
nel burlesque la maschera di Van Gogh,
lasciando
solo il cappello su e il buio del pregiudizio altrui oltre la siepe.
Soddisfatta
del ménage coniugale,
riacceso con
ben assestati, salaci giochetti,
comparandosi
con la prima Giuditta di Klimt
si vanta di
saper far perdere la testa a un maschio,
prendendolo
per la gola senza manicaretti.
Le
muse inquietanti di de Chirico
calza a
pennello la metafisica del parrucchiere,
dal quale,
appena può, corre a farsi colpi di sole e messa in piega,
perché nessuna
consuetudine è ancestrale quanto lo smodato pettegolezzo
che una
dama in modalità shatush al suo shampista lega.
Un’acconciatura
all’ultimo grido non basta
a guarire
dalla noia della routine,
dunque si
smarca ricorrendo a solitari, alcolici cin cin.
Patisce inoltre
una torrida apatia
che
contrasta con il ventaglio della cultura
alleviando
la malinconia,
e allungando
il collo, per sbirciare curiosamente alla vita,
assume
del Ritratto di Lunia Czechowska di Modigliani
l’aria elegante
e smarrita.
Non di
tutti i vizi si può fare virtù,
per
Gioconda quello del fumo è un argomento tabù.
Se le
viene rimproverato di esagerare in nicotina,
lei
seccata risponde Smetto quando voglio,
pensa
a te, che ti fai di caffeina!
e di Otto
Dix il Ritratto della giornalista Sylvia von Harden
usa a manifesto,
per svincolarsi, nella
libertà d’azione,
dal quotidiano indigesto.
Emanando
tanta energia, è Kahlo,
l’intuibile
modello cui si ispira,
essendo
Frida, tra tutte le eroine,
colei che
maggiormente ammira.
In
particolare in Autoritratto
con collana di spine e colibrì si rispecchia,
ed è convinta che la forza femminile sia l’unico
rimedio
all’isterismo che prematuramente invecchia.
AAA
cercasi apprendista,
Gioconda l’imprenditrice
attinge
alla risorsa
di un già testato stagista.
Agevolata
dal contratto di convenienza
assume Radicchio
il figliastro,
aspirante
curatore di mostre
che nel
settore si rivela da subito un disastro,
affermando
in pubblico,
con la tracotanza
di chi non conosce la gavetta,
che vernissage indica una compilation
vintage,
disponibile
in vinile e musicassetta.
Fruitore
di un mondo d’asporto su disco e chiavetta,
di accattivanti
playlist e streaming on demand,
a
corollario di social che usano gli algoritmi di una setta,
eternamente
connessi i seguaci online si percepiscono d’alto lignaggio,
così pure
lui si fa un gran bel viaggio.
Lungi dal
generalizzare sui Millenials
dai neuroni
reattivi a gif
predisposti
a portare il cervello all’ammasso,
la globalizzazione
presenta il conto
di un
congruo contrappasso,
stabilito
nello scambio dell’affidabile e-commerce
che velocemente
tutto dà
per poi sponsorizzare la precarietà.
Complicazione
insorta anche per Radicchio,
non
confermato oltre il periodo di prova
da Gioconda
la gallerista,
poco
incline alla comprensione materna,
viceversa
negli affari astuta arrivista.
Non si
perde d’animo,
il
fratello maggiore di Aloe Vera menefreghista,
rinfrancato
dalla creatività da promettente musicista.
Costretto
ad ammettere, dopo una serie di audizioni andate male,
che
cantare sia per lui più un hobby che un fattibile mestiere,
ripiega
sulla professione di organizzatore di eventi
con la
missione di elargire piacere.
Per il
dinamismo richiesto nelle pubbliche relazioni
si riduce
all’assunzione del costoso zafferano
che
migliora le prestazioni.
La
polverina gialla lo coordina a dovere
con il
flusso della movida,
nel
proselitismo di una religione notturna
il cui
punto nevralgico è sintetizzato
dal motto
di propaganda L’importante è che si rida!
Nella
vegetazione dell’effimero è in trasferta,
ha radici in ogni porto e con loro ama
stare sottocoperta.
Della
vita Radicchio ha una visione alquanto amara,
con un
retrogusto di grossolana introspezione
dissonante
dall’anima metallara.
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