Il re
della savana delega alla leonessa
le responsabilità
di un’esistenza complessa,
fatta di esami
che non finiscono mai, ruggiti e battute,
la quale,
tra branco e nomadismo,
s’incentra
su femmine dalle ampie vedute.
È
importante comprendere del pigro leone
in che
misura sia un gran furbacchione:
di
consorti ne ha davvero tante,
della
seduzione è un mestierante.
Nell’harem
però una delle componenti è stanca
di procuragli
la cacciagione
e decide
di dargli una bella lezione,
conoscendo
la passione del leone per antilopi e gazzelle,
che di
lei, così restia alla caccia, sono ormai sorelle.
Alleata
con una potenziale preda,
non sa ancora
che le assomigli più di quanto creda,
almeno
fino all’assidua frequentazione,
di
nascosto dal compagno padrone,
durante
la quale l’agile ribelle
si riscopre
incomparabile e bella,
nonché desiderosa
di una nuova incoronazione.
Quando la
gazzella le insegna la fuga
smette di
temere lo spettro della ruga,
carpendo
il potere della femminile solidarietà
che
infonde coraggio oltre qualunque ostilità.
E ceduto il
pigro leone alle altre simili se ne va,
in assoluta,
meritata tranquillità,
perché non
ha prezzo, la libertà d’ampio respiro
delle savane in cui leonesse e gazzelle corrono
insieme
con la
leggerezza di un sospiro.
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