Il sigaro
cubano
non ha
nulla da spartire
con
quello toscano.
Versatile
il secondo,
celebre
in tutto il mondo,
ammezzato
o intero
è un
toscanello sincero,
mentre
del primo vi è certezza
che circonciso garantisce
una più
intensa gradevolezza.
L’astuzia
del vero intenditore
sta
nell’abbinare un buon liquore,
a quel
sigaro intrigante
che,
piccolo, risulta paradossalmente appagante,
dando
nella fumata breve, contrariamente a quel che si pensa,
il meglio
di sé, nel piacere che dispensa.
Non è
dunque alla sveltina della sigaretta
che
conviene dare retta,
infatti
col sigaro la durata non è un miraggio,
l’abilità
sta nel tiraggio.
Al sigaro
la cenere vuole appartenere
facendo
fatica a staccarsi dal braciere,
a
differenza di quella della spagnoletta,
volubile
e propensa a consumarsi in fretta.
Inutile
allora affidarsi alla pluralità dei pacchetti di una stecca,
trattandosi
di paglie da inspirare che, a distrarsi, fanno cilecca.
Senz’ombra
di dubbio il cubano notevolmente tocca,
per
quanto, una volta goduto, lascia l’amaro in bocca.
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